Disoccupazione, servizi carenti e istruzione migliorabile ma, in fondo, nel Belpaese si vive molto meglio che altrove. Una convinzione piuttosto comune tra gli italiani, completamente scardinata dal Global Burden of Disease, il ciclopico studio pubblicato sulla rivista Lancet, che da qualche anno fotografa lo stato di salute del mondo.
Valutando diversi parametri, con un voto da 1 a 100, è stata messa nero su bianco, per il terzo anno consecutivo, la classifica delle nazioni in cui, dati alla mano, si vive bene. L’indagine, destinata a diventare una pietra miliare della medicina, ha visto impegnati 716 scienziati e 515 istituzioni di ben 188 nazioni.
Il risultato? Poco incoraggiante per l’Italia che, con il punteggio di 78, è finita al ventesimo posto, fanalino di coda dei paesi industrializzati. Le migliori sono Islanda, Singapore e Svezia, subito seguite da Andorra, Regno Unito e Finlandia.
Persino la Spagna, considerata da sempre – in termini di economia, stile e qualità di vita – sorella gemella dell’Italia, ha conquistato un’ottima posizione, la settima, seminando lo Stivale che è stato invece sorpassato anche da Olanda, Canada, Australia, Norvegia, Lussemburgo, Irlanda, Malta, Germania, Danimarca, Cipro, Belgio e Svizzera.
Ben 33 gli indicatori presi in esame dallo studio finanziato da Bill e Melinda Gates che svelano i punteggi alla base della classifica. Sorprende scoprire come, quella che è considerata da sempre una delle migliori qualità del Belpaese, l’alimentazione, sia invece una delle principali responsabili del tonfo in classifica. Sfogliando le 38 pagini del rapporto, emerge infatti che troppi bambini italiani sono in sovrappeso o, addirittura, obesi.
Delle nazioni che ci precedono in classifica, infatti, solo Malta è messa peggio di noi sotto questo profilo. L’alimentazione dei più piccoli, purtroppo, non è l’unico parametro negativo perché tra le note dolenti ci sono anche il fumo e la qualità dell’aria.
Per quanto riguarda l’HIV, inoltre, il numero di nuove infezioni ogni 1.000 abitanti è ancora drammatico. Come sempre accade, non tutti vedono il bicchiere mezzo vuoto e c’è chi tende a sottolineare invece i dati positivi di questo mastodontico studio coordinato da Christopher Murray, della Washington University a Seattle. Se l’Italia si trova in ventesima posizione, più su dunque di Francia (24), Giappone (27) e Stati Uniti (28), è grazie al nostro sistema sanitario nazionale.
Altre note positive, scorrendo i vari parametri analizzati, sono inoltre l’acqua pulita, la bassissima mortalità infantile, l’esigui numero di gravidanze tra le adolescenti e la modesta quantità di incidenti sul lavoro. Tuttavia, non c’è da gioire secondo il Global Burden of Disease in quanto i dati rilevati sono in linea con quelli degli altri paesi industrializzati che si trovano in testa alla classifica. Insomma, è il minimo sindacale per le nazioni sviluppate e industrializzate che si sono lasciate alle spalle questi traguardi già da un pezzo.