Dall’aumento del 489% degli arrivi dal Vietnam al 46% dalla Thailandia: mai così tanto riso straniero è arrivato in Italia come nel 2016. I dati consentono di parlare a buon ragione di una vera e propria invasione dall’oriente che sta facendo inferocire ecologisti e ambientalisti per le tecniche con cui avvengono le coltivazioni.
La denuncia, tra gli altri, arriva anche da Coldiretti che ha analizzato i dati dell’Istat ricordando come, soltanto nel 2016, siano scattate ben 12 allerte sanitarie da contaminazione soltanto per quanto riguarda il riso e i prodotti a base di riso da Paesi extracomunitari in Europa. I dati sono stati estrapolati dal sistema di allarme rapido comunitario (RASFF).
Le partite “fuorilegge” pericolose per la salute dei cittadini – sottolinea la Coldiretti – riguardano la presenza irregolare di residui antiparassitari, di aflatossine cancerogene o altre tossine oltre i limiti, infestazioni da insetti, livelli fuori norma di metalli pesanti o la presenza di OGM proibiti in Italia e in Europa. Un pericolo per i consumatori che si estende a livello comunitario dove nell’ultima campagna di commercializzazione – precisa la Coldiretti – è stato raggiunto il record di importazioni con l’ingresso in Europa di 1.380.000 tonnellate di riso lavorato, di cui 370.000 dai Paesi Meno Avanzati (P.M.A).
Ma il problema connesso all’utilizzo di tutti questi antiparassitari non è soltanto su ciò che mangiamo, problema che resta prioritario, ma anche per l’ambiente dei luoghi in cui si trovano le coltivazioni. Sostanze nocive e diserbanti, infatti, poi finiscono nei canali di irrigazione, ma anche nei fiumi, nei laghi e, talvolta, nelle falde acquifere con gravi rischi per le popolazioni ignare di tutto ciò.
Secondo la Coldiretti buona parte della responsabilità sarebbe dell’Europa che con le sue politiche danneggia tanto i cittadini europei quanto i cittadini che risiedono nei luoghi di produzione.
Ormai i due terzi delle importazioni – precisa la Coldiretti – non pagano più dazi a causa dell’introduzione da parte dell’UE del sistema tariffario agevolato per i Paesi che operano in regime EBA (Tutto tranne le armi) a dazio 0. Una misura che finisce in realtà per favorire le multinazionali del commercio senza ricadute concrete sugli agricoltori locali che subiscono peraltro lo sfruttamento del lavoro anche minorile e danni sulla salute e sull’ambiente provocati dall’impiego intensivo di prodotti chimici vietati in Europa.
L’Italia – conclude Coldiretti – è ancora il primo produttore europeo di riso su un territorio di 237mila ettari con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali, ma la situazione sta precipitando e a rischio c’è il lavoro per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori di lavoro nell’intera filiera. Le importazioni sconsiderate di riso lavorato Indica dall’Oriente stanno facendo crollare la produzione in Italia dove – spiega la Coldiretti – le semine si spostano sulla varietà japonica con gravi squilibri di mercato che spingono nello stato di crisi anche questo segmento produttivo.